Non importa quanto siete simili ma quanto non lo siete!
dal film Harry Potter e il principe mezzosangue
Un notevole contributo della genetica forense in ambito identificativo ha riguardato i disastri di massa. E’ stato possibile il riconoscimento spesso inequivocabile di resti umani che sarebbe stato altrimenti impossibile attribuire con certezza. Quindi il DNA è certamente quanto di moeglio si possa desiderare per l’identificazione di persone scomparse.

In particolare l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers a New York chiamò a raccolta gli scienziati di tutto il mondo. La comunità scientifica effettuò uno sforzo congiunto per lo sviluppo di nuove tecnologie mirate all’identificazione rapida di campioni degradati. Gli scienziati si occuparono di analizzare oltre 20.000 reperti organici. I profili genetici furono poi confrontati con familiari o tessuti riferibili alle vittime stesse, recuperati presso le rispettive abitazioni e consegnati dai parenti.
Un grande impulso fu portato dal NIST statunitense e dallo scienziato John Butler. Per l’identificazione questi studiosi svilupparono un metodo basato sull’analisi di marcatori genetici in formato multiplex, denominati miniSTR. Il numero di mrcatori per definire un profilo genetico è stato implementato. Le case commerciali hanno introdotto numerosi sistemi multiplex.
Poter associare il nome ai resti di un corpo è un’attività di utilità sociale irrinunciabile. Si dà così certezza ai familiari sulle sorti di un proprio congiunto, con evidenti ripercussioni in ambito giuridico. Tale tipo di analisi è poi indispensabile qualora si voglia ricercare una persona improvvisamente scomparsa, per cause ignote.
Con un campione biologico dell’individuo scomparso, ottenibile da oggetti che certamente gli appartenevano, è possibile effettuare comparazioni dirette tra profili del DNA. Allo scopo sono utili spazzolini da denti usati, pettini con formazioni pilifere, indumenti. Altrimenti si deve necessariamente ricorrere all’esame di consanguinei, assumendo naturalmente che il legame biologico tra i soggetti in esame sia certo. La normativa disciplina anche le modalità di prelievo, gestione e tipizzazione del profilo del DNA del reperto biologico. Quando acquisito nel caso di denuncia di persone scomparse e nel caso di rinvenimento di cadaveri e resti non identificati. In particolare l’art. 6, ai commi 1 e 2, recita:
- Nei casi di denuncia di scomparsa di persona, la polizia giudiziaria acquisisce, ove ritenuto necessario, gli elementi informativi della persona scomparsa e gli oggetti ad uso esclusivo della stessa, al fine di ottenerne il profilo del DNA. Per incrementare il potere identificativo del profilo del DNA, può essere richiesto ai congiunti di sottoporsi volontariamente al prelievo biologico. In questo caso il soggetto è sottoposto ad una procedura di identificazione mediante acquisizione dei suoi dati anagrafici e degli estremi del documento di identificazione.
- I dati anagrafici dei soggetti consanguinei di cui al comma 1 sono inseriti in un sottoinsieme dell’AFIS ed i profili del DNA conservati in un sottoinsieme della Banca dati consultabili solo ai fini dell’identificazione della persona scomparsa.
La regolamentazione quindi indica le modalità di gestione dei profili, riservando a essi un trattamento particolare. Non c’è commistione con quelli acquisiti nel contesto delle attività penali. La possibilità di riscontri attraverso la Banca dati dovrebbe facilitare la speditezza delle ricerche.
Le possibilità vanno valutate caso per caso. E’ raro non poter effettuare un esame identificativo, pur in presenza di pochi congiunti anche molto lontani come grado di parentela. In questi casi può essere per esempio utile ricorrere all’uso di marcatori del cromosoma Y.

In aperta campagna si rinvennero resti umani di una persona di cui era stata denunciata la scomparsa un mese prima. Dei familiari restava in vita solo un cugino paterno (cf. Fig. I-2) che quindi avrebbe dovuto condividere il cromosoma Y con la persona scomparsa. In questo caso poteva essere effettuato l’esame Y-STR per l’identificazione.
I parenti biologici rappresentano dunque utili termini di confronto. Per risalire all’identificazione di un individuo dopo le analisi si valutano i rapporti di verosimiglianza e le alternative ipotesi di identità o assortimento casuale degli alleli.
In alcune circostanze può essere invece necessario dover preliminarmente ricostruire il profilo del DNA di una persona da identificare, dai propri consanguinei.
L’utilità di questi profili parziali può essere quella di effettuare ricerche nel settore specifico della Banca dati. Possono emergere concordanze, ancorché parziali, dalle quali poi effettuare approfondimenti.
Il 1° dicembre 2013 in una fabbrica-dormitorio a Prato scoppiò un incendio, nel quale persero la vita sette cittadini cinesi, rimasti intrappolati all’interno dell’edificio. Fu appositamente creata una task-force che vide coinvolta un’équipe di medici legali e genetisti forensi, ciascuno per le proprie competenze. In questo caso il DNA si dimostrò determinante. I primi esami comparativi consentirono di attribuire alcuni pezzi anatomici (300-8/300-9 e 300-P/300-P2) a due dei cadaveri martoriati, per confronto diretto (rispettivamente 3006 in giallo e 300-2 in celeste), come mostrato nella tabella seguente.

Potemmo identificare i corpi con il confronto effettuato con alcuni parenti, alcuni viventi nella stessa città e altri che arrivati direttamente dalla Cina. Due uomini furono identificati per comparazione diretta con parenti di primo grado. Anche il confronto degli aplotipi Y fu molto utile (cadavere 300-2 con il figlio 300-16 in verde, cadavere 300-3 con il padre 300-12 in grigio).

Potemmo identificare gli altri corpi con l’esame del DNA autosomico confrontati con altri parenti (fratelli, sorelle, madri) e valutazioni probabilistiche appropriate. In pochi giorni dall’episodio fu possibile dare degna sepoltura a queste sette persone [1].
Un contributo particolarmente importante potrebbe giungere dalla genetica forense per l’identificazione dei corpi deceduti durante gli sbarchi e rinvenuti nelle acque del Mediterraneo. Si tratta di numeri raccapriccianti. Dall’inizio del 2014 sono oltre 10.000 i migranti e i rifugiati deceduti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Dall’inizio dell’anno 2016, oltre 2.800 persone sono morte, contro i 3.771 decessi avvenuti in tutto l’anno scorso e i 1.838 registrati nel primo semestre del 2015 [2]. In numeri sono ovviamente aumentati (ho scritto questo dato nel 2016…). In Italia esiste un’istituzione governativa dedicata alle persone scomparse [3]. C’è ovviamente una stretta collaborazione con la Banca dati del DNA. La normativa di quest’ultima ha previsto una parte dedicata al caso di rinvenimento di cadaveri e resti cadaverici non identificati (art. 6).
L’Italia nel 2013 ha istituito un Commissario Straordinario per l’identificazione delle persone scomparse. Il Commissario ha sviluppato diversi progetti con un istituto universitario italiano di Milano (Prof.ssa Cattaneo). Uno dedicato all’identificazione delle salme recuperate nel naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, vicino all’isola dei Conigli (più di trecentocinquanta persone, in maggior parte eritrei).

L’altro a quelle del naufragio del 18 aprile 2015, nel quale un’imbarcazione con più di ottocento persone a bordo si inabissò dopo una collisione con un mercantile. La maggior parte delle persone erano rimaste intrappolate nella stiva dove erano state stipate dagli scafisti. Al momento molti professionisti di varie specializzazioni si stanno occupando delle delicate operazioni di catalogazione dei corpi e dei prelievi di campioni. Su questi vari laboratori si stanno occupando della successiva analisi del DNA, pur nella difficoltà di mancanza di finanziamenti pubblici [4]. Credo che proprio in questo genere di iniziative potrebbero offrire il proprio contributo istituzioni pubbliche. E’ fondamentale realizzare progetti specifici, come il progetto “Genetica forense” voluto dalla Regione Toscana. Ne parlo diffusamente nell’ultimo mio libro “Profili di Qualità“.
[1]Cf. http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/12/01/Incendio-fabbrica-Pratovittime_9708054.html.
[2] Migranti: Onu, 10 mila morti nel Mediterraneo dal 2014: http://www.ansa.it/ sito/notizie/mondo/europa/2016/06/07/migranti-10mila-morti-nel-mediterraneo_0abc23f5-4495-4445-8cac-68fb0c7b286f.html (accesso verificato 12-06-2016).
[3] http://www.interno.gov.it/it/ministero/commissario-straordinario-governo-persone-scomparse.
[4] http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/07/12/news/il_barcone_della_morte_e_la_beffa_del_dna_non_ci_sono_i_soldi_per_fare_gli_esami_-143878183/