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1.4 Tecniche di indagine criminalistica

Nel corso degli anni molte attività di indagini criminalistiche sono evolute a formare vere e proprie specialità indipendenti. Affrontando la materia del DNA credo sia indispensabile sottolineare le possibilità di integrazione con gli altri settori, in una sinergia che consenta l’acquisizione di molteplici informazioni da uno stesso reperto. Occorre tuttavia la consapevolezza e la volontà dei vari specialisti per attivare i percorsi necessari e le tempistiche opportune negli accertamenti tecnici che coinvolgono metodologie diverse.

1. La dattiloscopia

Come è noto, sul derma delle dita e dei palmi sono presenti solchi e creste caratteristici, originatisi nei primi mesi della vita intrauterina e immutabili nel tempo per forma e posizione. Quando un polpastrello tocca una superficie levigata, le secrezioni presenti sulla pelle riproducono fedelmente le caratteristiche di forma e posizione dell’impronta oppure, in modo alternativo, si possono rinvenire impronte per asportazione di una sostanza da una superficie o per compressione su materiali malleabili della più svariata natura. In ogni caso gli investigatori, attraverso tecniche fisico-chimiche, sono in grado di esaltare i segni lasciati dalle impronte, di fotografarli a grandezza naturale e poi di compararli con le impronte digitali di sospettati, sia direttamente con un cartellino segnaletico o mediante ricerche con un sistema automatico noto come AFIS (Automated Fingerprints Identification System).

tecniche di indagine criminalistica

Esistono numerosi metodi applicabili a seconda dei substrati all’epoca della deposizione, alla grandezza degli ambienti. Una dettagliata disamina analitica delle varie tecniche anche con una descrizione dei processi di validazione, molto utile ai fini di un eventuale accreditamento della prova, è stata pubblicata dall’Home Office inglese[1].

Le tecniche normalmente impiegate sono comunque di tre tipologie:

  1. ricerca con polveri magnetiche: specialmente utilizzata negli interventi di sopralluogo, quando sia impossibile o inopportuno rimuovere un oggetto, consiste nel disperdere sulla superficie sulla quale si ritiene presente un frammento d’impronta, mediante un pennello, della polvere finissima impalpabile. I frammenti evidenziati saranno poi asportati mediante adesivi o fotografati direttamente a grandezza naturale;
  2. ricerca con esteri cianoacrilici: impiegata su ampie superfici (interni di autovetture o di ambienti) oppure su materiali non particolarmente levigati e plastici (manici di coltelli, pistole), può prevedere un successivo passaggio con polveri fluorescenti, evidenziabili mediante luce laser a opportune lunghezze d’onda;

c)  ricerca con ninidrina: molto utilizzata per oggetti assorbenti, come la carta, consiste nell’immersione dell’oggetto in una soluzione del reagente che poi viene fatto evaporare; le impronte sono esaltate con una tipica colorazione rossa.

L’identità giudiziaria: così è chiamata quella parte della dattiloscopia che si occupa dell’individuazione del reo e che spesso si deve interfacciare con gli accertamenti di genetica forense. L’imperativo è d’obbligo se si vogliono ottenere dalla fonte di prova tutte le informazioni possibili. Si tratta di fare delle scelte e dare priorità. Per esempio, l’investigatore può richiedere che siano ricercate impronte latenti su una busta da lettera con cui è stata spedita una lettera minatoria. Ma può anche richiedere l’individuazione del profilo DNA di colui che l’ha chiusa con la propria saliva.

I due accertamenti si possono integrare [2], poiché l’applicazione delle tecniche dattiloscopiche non modifica sostanzialmente la struttura del DNA [3]. È quindi preferibile il preventivo coordinamento tra le figure professionali deputate a condurre gli accertamenti. Soprattutto qualora uno stesso oggetto debba essere sottoposto a diversi esami, per scegliere il protocollo migliore da seguire.

[1] Fingerprint Source Book, Home Office Centre for Applied Science and Technology (CAST).

[2] U. Ricci – S. Felici, Preliminary Study of the Effects of Specific Latent Fingerprint on the Amplification and Typing of STR, Proceeding of the Seventh International Symposium on Human Identification Scottsdale (USA), 19-21 September 1996; N. Von Wurmb et al., Influence of cyanoacrylate on the efficiency of forensic PCRs, in Forensic Sci Int (2001)15, 11-16.

[3] P. Kumar et al., Effects of latent fingerprint development reagents on subsequent forensic DNA typing: a review, in J Forensic Leg Med (2015)32, 64-69.


2. La balistica

La materia si occupa delle armi da fuoco e dei munizionamenti e impiega metodologie strumentali per l’esame dei reperti. Talvolta può essere utile acquisire informazioni di natura biologica e genetica anche da questo tipo di reperti. Qualora si debbano effettuare ricostruzioni di un episodio delittuoso, può essere utile capire se un’ogiva abbia attraversato un corpo. In questo caso sarà sufficiente esaminarla per ricercare la presenza di sostanza ematica, sulla quale eventualmente effettuare la tipizzazione del DNA. Il reperto non verrà alterato nell’accertamento genetico-forense, poiché le rigature presenti sul proiettile restano inalterate dal trattamento di estrazione della componente biologica.

Sono dunque possibili esami rivolti, più in generale, a rilevare profili genetici di coloro che abbiano toccano o impugnato un’arma. Ma anche le relative munizioni, anche se questi ultimi oggetti, per la loro modesta superficie, avranno una limitata propensione a conservare tracce di materiale genetico.

3. Indagini chimiche e fisiche

È fondamentale che tutti gli esperti delle altre discipline, e magari gli stessi investigatori, abbiano conoscenza delle fonti potenziali di prova. Talvolta la traccia biologica può essere evidente e visibile. Per esempio delle formazioni pilifere rimaste impigliate nel nastro adesivo utilizzato per chiudere un involucro con all’interno una partita di sostanza stupefacente.

Altre volte, più frequentemente, si tratta di ricercare tracce invisibili. Quelle dovute al contatto con gli oggetti e al rinvenimento di cellule perdute durante il loro maneggiamento, e trasferite su materiali inerti. Per esempio, qualsiasi documento può diventare oggetto di analisi quando si voglia tentare di avere informazioni riguardo al profilo genetico di colui che abbia maneggiato una lettera o uno scritto. In questi casi si dovrà preferibilmente procedere a utilizzare frammenti del manoscritto che, quindi, sarà in quei punti distrutto. Pertanto eventuali accertamenti diversi dovranno essere effettuati preliminarmente prima di consegnare il reperto nelle mani del genetista forense.

4. Indagini medico-legali

Naturalmente più serrata dovrebbe essere la collaborazione tra il medico legale e il genetista forense. In special modo durante le fasi dei rilievi autoptici condotti dal primo. Prelievi sub-ungueali, campioni dalle cavità corporee, tamponi in corrispondenza di segni sulla pelle del cadavere sono solo alcuni esempi di reperti potenzialmente in grado di fornire informazioni utili per l’individuazione dell’autore di un reato. Anche gli indumenti possono essere oggetto di analisi considerando che lo stretto contatto tra professionisti può suggerire le indagini più opportune. È anche vero, però, che non è possibile analizzare tutto!

Il coordinamento tra figure professionali, compresi i tecnici delle sale settorie, emerge ancora più evidente nella fase di acquisizione di reperti degradati. Specialmente quando questi si devono analizzare nelle identificazioni di resti cadaverici combusti o frammenti di ossa.

I medici legali sono i responsabili della compilazione del modulo per la Disaster Victim Identification (DVI) dell’Interpol. Con questo documento si acquisiscono informazioni atte all’identificazione di resti umani. Si tratta di una divisione a cui fanno riferimento le Forze di polizia e le Procure e che si occupa dell’identificazione delle vittime. Attività tendente al riconoscimento delle salme di persone decedute anche in gran numero come nel caso di disastro. Una delle pagine di questa modulistica riporta le informazioni relative al profilo genetico del corpo da identificare.

5. Altre indagini

Le attività della criminalistica sono davvero le più varie e i più fantasiosi romanzieri non possono rappresentarne completamente le innumerevoli sfaccettature. È inutile tentare di fare elenchi, sarebbero sempre riduttivi. I campione biologico umano può andarsi ad annidare nei luoghi più impensati. Ad esempio in una zanzara rinvenuta sul luogo del delitto che può quindi aver punto l’assassino, oppure all’interno dello stomaco di un ratto [1].

Si può poi utilizzare l’esame del DNA su genomi non necessariamente umani, essendo il materiale genetico praticamente ubiquitario in tutti gli esseri viventi. In alcune situazioni, per riscontri di tipo investigativo, si può così provare la presenza di un individuo sulla scena del delitto [2]. Si possono accertare frodi alimentari [3] o la presenza di patogeni [4] oppure caratterizzare porzioni di terreno [5]. Tutti esami impensabili fino a pochissimi anni fa. Oppure ancora identificare con il DNA animali di diverse razze [6] determinando profili genetici che costituiranno pedigree di sicuro interesse in ambito sportivo [7].


[1] M. Hara et al., Human STR genotyping of DNA extracted from the stomach contents of a roof rat, in Progress in Forensic Genetics 13(2011)3, e176-e177.

[2] A. Aaspõllu et al., Can microbes on skin help linking persons and crimes?, in Progress in Forensic Genetics 14(2011), e269-e270.

[3] T. Kitpipit et al., Are these food products fraudulent? Rapid and novel triplex-direct PCR assay for meat identification, in Progress in Forensic Genetics 15(2013)4, e33-e34.19

[4] L. Hasap et al., Multiplex-direct PCR assay for foodborne pathogen identification: An application in forensic investigation, in Progress in Forensic Genetics 15(2013)4, e103-e104.

[5] A.S. Khodakova, Robust and reliable DNA typing of soils, in Forensic Sci Int: Genetics Supplement Series (2015)5, e330-e331.

[6] M. Wesselink – I. Kuiper, Individual identification of fox (Vulpes vulpes) in forensic wildlife investigations, in Forensic Sci Int: Genetics Supplement Series (2015)5, e214-e215.

[7] J.J. Builes et al., A new 15 autosomal STRs multiplex for domestic horse genotyping, in Progress in Forensic Genetics 15(2013)4, e95-e96.