Trasferimento
Edmond Locard (Saint-Chamond 1877 – Lione 1966) è stato un criminologo francese, fondatore nel 1910 del primo laboratorio di medicina legale a Lione, di competenza della polizia francese, l’attuale Interpol. Egli è considerato il padre delle scienze forensi.

A lui si deve l’omonima teoria (Locard Transfer Theory) formulata all’inizio del Novecento secondo la quale «quando due oggetti vengono in contatto, tracce di uno sono trasferite all’altro, in entrambe le direzioni. Queste tracce non possono sempre essere determinabili (dipende dalla sensibilità del metodo), ma sono sempre presenti» [1]. È così possibile parlare di macro-trasferimenti (per es. la collisione tra due veicoli causa il trasferimento di vernici) e di micro-trasferimenti (per es. il contatto di un pollice su una superficie lascia un’impronta latente e cellule che contengono DNA).
In realtà sappiamo oggi che questa è una teoria limitata, perché tracce di DNA (trace-DNA) possono essere trasferite anche con altri mezzi che non il semplice contatto, per esempio mediati da altre persone od oggetti. Si tratta dei «trasferimenti secondari», fenomeni complessi influenzati in modo significativo dalla natura dei substrati primari e secondari, dal tipo di contatto tra i substrati, dalla secchezza/umidità dei campioni biologici [2], [3], [4].
Identificazione
Procedimento attraverso il quale una certa sostanza, oggetto, cosa, può essere individuata e inserita in una certa classe o categoria. Il processo di identificazione risponde alla domanda: «Che cos’è?».
Per esempio, l’analisi qualitativa di una droga permette di identificarla e di determinarne l’appartenenza a una certa tabella ministeriale: l’esame al microscopio di una formazione pilifera permette di stabilire se si tratta di un pelo umano o di origine animale.
Da notare che dal punto di vista forense l’identificazione di una sostanza o la sua assenza può essere sufficiente a concludere l’accertamento. E che qualunque metodo, per quanto robusto, affidabile e riproducibile, ha dei limiti di sensibilità di cui si deve tener conto quando si risponde al quesito proposto. Per questo motivo paradossalmente è tanto più facile provare la presenza di una sostanza che dimostrarne l’assenza.
Individualizzazione
Nella pratica si fa riferimento al concetto di «identità relativa», ossia la possibilità di un raffronto tra due termini di paragone che, pur essendo espressione di due distinte individualità (in senso assoluto), possono anche considerarsi identiche tra di loro, in quanto modi di essere di una medesima realtà. Quindi l’individualizzazione è quel procedimento attraverso il quale si può stabilire la provenienza di una certa sostanza, oggetto, cosa, sfruttando il concetto logico che «ogni cosa è unica e uguale solo a se stessa» e quello forense secondo cui «queste due cose hanno una comune origine». Il processo di individualizzazione risponde alla domanda: «Chi è?», oppure: «Di chi è?».
La logica dell’individualizzazione sfrutta la caratteristica secondo la quale maggiormente raro è un carattere in un gruppo o in un insieme, minore è la probabilità di trovarne un altro identico, per solo effetto di un campionamento casuale. D’altra parte, un carattere è tanto più raro quanto più è complesso.
Associazione
Processo deduttivo attraverso il quale una sostanza, un oggetto, una cosa, viene associata alla sua origine. Per esempio, sul corpo di un cadavere gli investigatori repertano alcune fibre che poi comparano attraverso esami merceologici con quelle della moquette prelevata nell’appartamento del sospettato, ove si ritiene sia avvenuto il delitto. Il processo di identificazione prima e di individualizzazione poi dimostrano che si tratta dello stesso materiale.
Il processo di associazione deve adesso prendere in considerazione tutte le possibilità che la fibra sul corpo derivi effettivamente dalla moquette dell’appartamento del sospetto e non da un’altra fonte, per esempio dall’appartamento di una persona diversa che l’abbia comprata nello stesso negozio. Rispondere a questa domanda è quindi difficile, perché impone una serie di conoscenze che spesso non sono nella disponibilità degli scienziati forensi. C’è una fondamentale differenza tra la conclusione che le due cose abbiano una comune origine (la fibra da quel tipo di moquette, il DNA da quel soggetto) e l’inferenza che sia possibile associare quella persona al fatto criminale.
Se si individua il DNA di un soggetto su un mozzicone rinvenuto nell’appartamento dove è avvenuto un delitto, si può associare quella persona all’episodio? In linea generale le attività del perito merceologico e del genetista forense sono confinate ai propri laboratori.
Tuttavia le analisi del DNA permettono oggi di individuare quantitativi talmente ridotti di materiale genetico su oggetti o persone, da rendere indispensabile che il genetista forense fornisca delle interpretazioni, di carattere generale, su come queste tracce possano essersi generate. L’intervento del genetista forense deve basarsi non sulla propria esperienza personale, necessariamente limitata, ma su evidenze sperimentali presenti sulla letteratura scientifica. Una circostanza molto ben studiata a livello sperimentale è, per esempio, quella di tracce di DNA rinvenute sotto le unghie, come riporta in una dettagliata review Peter Gill [5].
Ricostruzione
Si tratta del processo per mezzo del quale varie associazioni tra cose, oggetti, episodi vengono ordinate nel tempo. Il processo di ricostruzione risponde alle domande: «Dove, come, quando?». La vittima è stata uccisa in quel luogo? A che ora? Con quale arma? Come per il processo di associazione, anche quello della ricostruzione esula dalle attività della criminalistica, ma introduce diverse figure processionali, quali il medico legale e il criminologo.
[1] P.L. Kirk, The ontogeny of criminalistics, in J Crim Law Criminol Police Sci (1963)4, 235-238.
[2] M. Goray et al., Secondary DNA transfer of biological substances under varying test conditions, in Forensic Sci Int Genet (2010)4, 62-67.
[3] C. Previderè – P. Fattorini, La complessità in genetica-forense: l’analisi di DNA in limitata quantità (low copy number DNA) e l’interpretazione di tracce commiste, in Rivista It. Med. Leg. anno XXXVIII (2016)1, 179-193.
[4] D.C. Thompson, Assessing primary, secondary and tertiary DNA transfer using the Promega ESI-17 Fast PCR chemistry, in Forensic Sci Int Genet (2015)5, e55-e57.
[5] P. Gill, Misleading DNA Evidence, Reasons for Miscarriages of Justice, Academic Press 2014, 25-27.